Via Alessandro Manzoni 8, 34141 Trieste (TS)
Appartamenti residenziali protetti per anziani parzialmente autosufficienti e non autosufficienti, di dimensioni che vanno dal monolocale al trilocale.
Si tratta di un edificio storico con le facciate vincolate, situato in una zona di Trieste limitrofa all’ITIS, caratterizzata da condizioni orografiche e dislivelli problematici, e che presenta la necessità di differenziare l’accesso per le persone con disabilità motoria, per risolvere il dislivello dell’ingresso principale e dell’atrio con gradini altrimenti superabile solo tramite installazione di monta scale; considerata la scomodità e la difficoltà dell’uso del monta scale, è stata fatta la scelta di optare per un percorso in pendenza per accedere all’ascensore di distribuzione ai piani.
Valutazione effettuata sul progetto nel giugno 2012
L’analisi è stata condotta unicamente sui disegni forniti: all’esterno, il modello in tre dimensioni controllato automaticamente dal model-checker Solibri ha riscontrato un errore di indicazione di quote dell’ingresso, mentre all’interno l’analisi si è focalizzata sulla correttezza del percorso in pendenza, e la rispondenza fra le planimetrie e le sezioni. Il disegno fornito non conteneva indicazioni sull’arredo degli appartamenti, per cui è stata fatta la scelta di inserire arbitrariamente un’ipotesi di arredo “standard”, volutamente senza particolari attenzioni all’accessibilità, per verificare la tenuta del metodo e dello strumento applicata ai dimensionamenti di un ambiente domestico. Il risultato è confortante: le regole desunte dalle specifiche tecnico-dimensionali del D.M. 236/89 visualizzano in modo chiaro errori e soluzioni dimensionalmente corrette all’interno dell’appartamento; la valutazione degli spazi domestici è particolarmente interessante considerato che si misura con la sfera dell’abitare, l’ambiente più importante per qualunque persona.
Anche in questo caso, e soprattutto in questo caso di residenza, è importante considerare il rapporto fra lo strumento di valutazione e l’apporto incisivo che può dare alla cultura progettuale inclusiva, considerato che in troppi casi i progettisti adottano soluzioni, soprattutto per le camere ed i bagni, di tipo ospedaliero, con un tipo di estetica “sanitarizzata”, pensando che la disabilità sia afferente alla sfera sanitaria, e rinunciando di fatto alla ricerca di soluzioni confortevoli, esteticamente pregnanti e naturalmente personalizzate, in modo che la persona che abita il condominio solidale possa sentire propria la casa, sentirsi protetta, circondarsi dei propri oggetti della memoria. In tutti i casi, si rimanda alle schede allegate più eloquenti della descrizione scritta.
Vanno sottolineati alcuni aspetti sul materiale che ci è stato fornito dall’ITIS: i progetti, generalmente, non contengono tavole che descrivano espressamente gli aspetti legati all’accessibilità, neppure nell’accezione di specifica per persone con disabilità motoria; la considerazione è che i progetti spesso, non supportano le pubbliche amministrazioni sul piano tecnico, per favorire le decisioni necessarie in favore di tutti i cittadini. Un edificio pubblico inaccessibile (non è questo il caso, visti gli obiettivi e la sensibilità della committenza) nega la fruizione di un servizio e dunque di un diritto; questo strumento di valutazione si prefigge l’obiettivo di diventare, attraverso un registro e linee guida regionali, un possibile ausilio alla programmazione dei Comuni e delle aziende per migliorare la qualità dei progetti e l’attenzione all’accessibilità nella prassi costruttiva.
Per approfondimenti si rimanda al report allegato.